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  • Immagine del redattoreFabio Micali

Facebook e tutela della privacy

Lo scandalo di Facebook e Cambridge Analytica ha nuovamente sollevato il problema della tutela del diritto alla privacy, ovvero la tutela della riservatezza e di conseguenza delle azioni che possono essere intraprese dagli utenti di Facebook, che abbiano subito la divulgazione dei propri dati, senza un loro preventivo consenso o addirittura a loro completa insaputa.

Il Codice per la privacy statuisce che «chiunque cagiona danno ad altri per effetto del trattamento di dati personali è tenuto al risarcimento ai sensi dell’articolo 2050 del codice civile». Commette illecito anche chi, come nel caso di Facebook, non adotti gli strumenti necessari per proteggere i dati dei propri utenti. In conclusione, Facebook ha utilizzato i dati dei propri iscritti, non li ha protetti e - come nel caso di Cambridge Analytica - li ha trasmessi ad un altro soggetto senza alcuna preventiva autorizzazione. Il colosso americano dei social potrebbe essere chiamato a rispondere del proprio comportamento illegittimo sia in sede civile, che in sede penale: nel primo caso Facebook rischia di dover corrispondere ai propri utenti una somma a titolo di risarcimento danni; nella seconda ipotesi, il legale rappresentante di Facebook, o i suoi dipendenti che abbiano operato in modo illegittimo potrebbero subire una Sentenza di condanna, che può prevedere una reclusione da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 3 anni.


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